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BEETHOVEN VOL. I: TRE SONATE OP. 2 (LIMEN MUSIC, MILANO, 2013)

 

 

Video della Sonata op. 2 n. 3

Se il video non parte, cliccare qui

 

 

 

 

Il primo volume, dedicato al trittico delle Sonate op. 2, approfondisce, nel corso della video conferenza, il rapporto tra Kant e Beethoven, indagando l’eco che il pensiero etico e scientifico del filosofo di Königsberg possono avere esercitato sul mondo creativo del compositore.

Il booklet si sofferma invece, grazie all’analisi compositiva, sul fiotto unitario dell’ispirazione che raccoglie in un solo blocco le tre Sonate, strutture tra loro dialetticamente contrastanti ma intrinsecamente connesse grazie a reti tonali e motiviche. Da queste tre diverse declinazioni dell’archetipo sonatistico emergono una Weltanschauung (visione del mondo) e una filosofia della musica radicate nel contesto umanistico ma al tempo stesso proiettate verso la modernità, grazie alla riflessione metalinguistica che fin dalle  prime opere pianistiche Beethoven pone in atto.

 

Sonata in fa minore op. 2 n. 1

Una Sonata al negativo

 

Nota come la “piccola Appassionata”, di cui anticipa l’agghiacciante intuizione nichilistica, questa prima Sonata nella «fatale» tonalità di fa minore, si rivela, nella sua essenzialità e sobrietà, un capolavoro costruttivo che già delinea profeticamente, in nuce, tutte le caratteristiche compositive dello stile beethoveniano.

L’analisi compositiva evidenzia una sorta di involuzione che toglie corpo al materiale tematico portando a una sua consumazione e implosione.

Tale processo regressivo evoca un’affinità tra la Sonata e il Werther, entrambe opere- archetipo dalla cui esplosione scaturisce l’intero mondo poetico dei loro autori. Come il Werther incarna infatti un romanzo di de-formazione, ovvero un Bildungsroman al negativo, da cui nasceranno le complesse architetture dei romanzi successivi, analogamente l’op. 2 n.1, costruendo una forma che tende all’autosoppressione, può essere considerata una sorta di Sonata “al negativo”, dalle cui ceneri nasceranno tutte le straordinarie sperimentazioni formali che accompagneranno Beethoven fino agli ultimi anni di vita.

 

 

Sonata in la maggiore op. 2 n. 2

Bildungstrieb: Natura e libertà

 

La limpida tonalità di la maggiore, posta una terza maggiore sopra a quella cupa di fa minore, irrora di luce e trasparenze quasi mozartiane la seconda Sonata del trittico, posta a trait d’union tra la prima e l’ultima, vibratile nella sua spontaneità ed espressione di una libertà dello Spirito (Geist) così simile all’efflorescenza della Natur. Dopo l’asciuttezza dei vortici fatali con cui si chiude l’op. 2 n. 1, quasi per incanto fioriscono infatti nuovamente la vita e la vis activa di kantiana memoria, trascinate da un incontenibile élan che della gioia indaga tutte le sfumature, da quelle umoristiche a quelle contemplative, passando per le venature delicate della grazia schilleriana e gli slanci poderosi di un Io creatore instancabilmente proteso a dare forma a se stesso e alla Natura.

 

 

Sonata in do maggiore op. 2 n. 3

Spieltrieb: il gioco delle facoltà nell’uomo estetico

 

Posta al vertice del trittico, nella smagliante tonalità di do maggiore, l’op.2 n. 3, definita «la piccola Waldstein», viene a siglare un percorso unitario che, dal nichilismo solipsistico dell’op.2 n. 1, attraverso l’immersione liberatoria nella Natura dell’op. 2 n. 2, giunge qui allo Spieltrieb, cioè a quell’impulso del gioco teorizzato da Schiller nelle Lettere sull’educazione estetica quale espressione di un uomo totale (Ganzmensch), poliparadigmatico, armoniosamente inserito nel contesto in cui opera poiché i suoi impulsi sensibili e razionali, massimamente potenziati, «giocano» tra loro esaltando la compiuta umanità del Mensch esteticamente educato.

Un’atmosfera da teatro mozartiano brilla in quest’opera attraversata da un entusiasmo e un brio contagiosi che illuminano caratteri situazioni colpi di scena susseguentesi in un ritmo drammaturgico  perfetto.

Ancora una volta è l’Adagio in mi maggiore, venato da squarci drammatici in mi minore, così simili all’antifonalità del secondo movimento del Concerto per pianoforte e orchestra op. 58, a rappresentare il vertice espressivo e il baricentro dell’intera architettura formale, nuovamente illuminata, nei due tempi conclusivi, dal virtuosismo gioioso di una scrittura pianistica di ascendenza clementina.

 

(I testi sono estratti dal booklet interno al cd-dvd edito da Limen Music)

 

 

Letizia Michielon

 

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