Torna al catalogo delle composizioni
Back to the list
of the compositions
Letizia Michielon: Inventiones
per
pianoforte
Omaggio a Livio Vacchini e Igor Stravinsky
Introduzione
Le Inventiones (da in-venio,
ritrovare) intrecciano l’omaggio ai Capolavori dell’architetto Livio Vacchini con la rievocazione
di due opere cruciali composte da Igor Stravinsky, l’Apollon musagète e la dionisiaca
Sacre du printemps.
Struttura
architettonica e struttura musicale dialogano liberamente tra loro in un
percorso di costruzione non solo compositiva ma anche
interiore, interpuntata da altre voci come quella di L.
Berio (con frammenti tratti dagli Encores)
e di J. S. Bach (si veda nella Inventio
5, dedicata alla Mezquita de Cordoba, l’inserimento
del soggetto de L’Arte della Fuga, opera ricordata da Vacchini
nei Capolavori, e, nell’accordo conclusivo del brano, la sigla del nome B.A.C.H.).
Struttura
L’assetto
formale trova il proprio fulcro nell’Inventio n.7, dedicata a Il Quadrilatero delle Monache a Uxmal, in Messico. La rievocazione dell’architettura e della
cosmogonia della civiltà Maya, per la quale tutto è evoluzione, ispira non solo
il brano centrale ma tutto il progetto strutturale del ciclo, suddivisibile in
tre macro sezioni (il regno degli Inferi, il regno della Terra e il regno del
Cielo), composte ognuna da quattro brani.
Le quattro
Inventiones che formano il primo regno vengono
liberamente variate nelle rispettive quattro del secondo e del terzo regno,
scelta compositiva che consente di collegare tra loro
i diversi pezzi, di volta in volta “ritrovati” e rivisitati.
A
sorreggere le brevi istantanee musicali vi sono cinque Giganti, il cui
materiale sonoro utilizza frammenti di Berio. Essi
sono composti dai quattro elementi del fuoco (a Est), dell’aria (a Nord), della
terra (a Ovest) e dell’acqua (a Sud).
Il quinto
Gigante (associato all’Etere) è collocato al centro della raccolta: affonda le
radici nel regno degli Inferi e si protrae verso il Cielo. È formato dal
trasparire fantomatico e impalpabile dei quattro Giganti precedenti attraverso effetti di risonanza.
I tredici
gradini che costituiscono il regno del Cielo sono evocati dai tredici
intervalli di silenzio che separano tra loro
le Inventiones.
I nove
gradini degli Inferi, il cui mondo misterioso si apre poco per volta al nostro
immaginario in senso progressivo nella prima parte e degressivo
nella seconda, sono realizzati invece attraverso effetti sulla cordiera che li
rendono chiaramente riconoscibili rispetto al materiale musicale precedente.
Una terza
struttura che si sovrappone e incornicia il ciclo è rappresentata dai tre
monoliti che definiscono il Dolmen di Stonehenge,
resi attraverso tre lastre di clusters cromatici
realizzati col gomito e collocati rispettivamente nel registro grave, acuto e
centrale.
La coda
funge da brevissimo epilogo e richiama, insieme agli accordi strutturali dei
quattro Giganti, l’inizio di Stonehenge, il primo
capolavoro dell’umanità, su cui incessantemente l’architettura si interroga,
cercando sempre nuove risposte.
La sezione
aurea
Il rapporto
di estensione temporale tra le due parti del ciclo è regolato dalla sezione
aurea.
La prima
sezione, infatti, che ha inizio con il Gigante 1, presenta una durata il cui
valore corrisponde alla sezione aurea della durata della seconda sezione, che ha
inizio col Gigante 5 (quello centrale).
In questa
registrazione il rapporto fra i valori delle durate produce esattamente il
valore 0,618 - la costante per cui si moltiplica una grandezza data per
ricavare la sua sezione aurea. La prima parte dura infatti 6’19’’ (379
secondi), mentre la seconda parte 10’13’’ (613 secondi). Dal rapporto tra 379 e 613 si produce appunto il valore di
0,618.
Anche
nella durata totale del brano (16’32’’) si nota un’ulteriore relazione armonica
fra il numero dei minuti che risulta la metà del numero dei secondi.
La spira mirabilis che è associata alla sezione aurea richiama alla
memoria gli avvolgimenti del serpente piumato, dio della vita, inventore delle
arti, demiurgo e capo supremo della mitologia Maya, in grado di connettere il
regno degli Inferi con quello del Cielo.
Ringraziamenti
Ringrazio
tutti gli amici e artisti che hanno reso possibile la realizzazione di questo
progetto: l’architetto
Maura Manzelle che mi ha
fatto conoscere il mondo di Livio Vacchini,
mi ha coinvolto nelle sue ricerche e ha accolto con entusiasmo la mia proposta compositiva; i fotografi
Myriam Zerbi, Elida Fetahovic e
Stefania Grasso che mi
hanno ispirato con le loro evocative immagini; l’architetto
Pier Giuseppe
Fedele appassionato cultore della poetica di Livio
Vacchini; la pittrice
Anna Ghisleni che con le
sue opere mi ha permesso di esplorare il fascinoso regno dell’oscurità; e
infine il pianista e compositore
Fabio Grasso che ha
seguito con grande cura la registrazione e il montaggio delle le tracce audio e
video per i consigli e l’aiuto anche nell’esplorazione di nuovi effetti sonori
e per la realizzazione del grafico che consente di cogliere la struttura
complessiva delle Inventiones.
GRAFICO
illustrativo della struttura del brano
Legenda
del grafico
I numeri
da 1 a 12 rappresentano i monumenti in ordine di apparizione rispetto ai passi
degli scalini.
D1, D2 e D3
si riferiscono ai tre blocchi di pietra che compongono il dolmen.
Le ellissi
sottostanti rappresentano i cieli degli inferi, crescenti fino al quinto e
decrescenti fino al nono.
I cerchi
colorati rappresentano i cinque Giganti. I Maya ritenevano che in ogni punto
cardinale sorgesse una ceiba (albero di cotone selvatico) e che ognuno di questi
punti dio riferimento possedesse un
colore specifico, che ho ripreso e collegato alla forza dei cinque elementi
della tradizione. La lettura dei cinque cerchi avviene in senso antiorario: 1.
fuoco (rosso); 2. aria (bianco); 3. terra (nero); 4. acqua (giallo); 5. etere
(verde).
L’immagine
dell’albero della vita, inserita all’interno del Gigante 5 e posta al centro
dell’intero ciclo, richiama il Wacab Chan, l’albero più importante che consente la comunione
dell’umano con il divino. Il suo tronco si innalza sulla terra, i rami si
protendono fino al cielo e le radici affondano negli inferi. Grazie a questo
enorme albero, “gli dei tendevano il cielo verso l’alto come un enorme tetto a
piramide”, osserva Pietro Bandini.
Letizia Michielon
Recording Data
Registrazione
avvenuta nel Rosenfinger
Virtual Studio di Vercelli il 9 aprile 2023.
Tecnico
del suono: Fabio Grasso
Letizia Michielon, pianoforte